STUDIO LAFFRANCHI DI RADIOLOGIA E TERAPIA FISICA
Studio Medico polispecialistico presente in Como dal 1961

 

OSTEOPOROSI
dr. Luigi Lovisetti

L’osteoporosi ( dal greco osteon – osso e poros – porosità) è una malattia del sistema scheletrico caratterizzata da una riduzione della quantità assoluta di massa ossea e da un deterioramento strutturale del tessuto osseo, questo comporta un aumento della fragilità ossea con conseguente aumento del rischio di fratture (definizione dell’OMS 2003) Tali fratture interessano soprattutto il polso, le vertebre ed il femore prossimale. Le stime dell’International Osteoporosis Foundation affermano che a soffrire di osteoporosi è una donna su tre fra i 60 e i 70 anni e due su tre dopo gli 80. Molto gravi sono le conseguenze legate alle fratture osteoporotiche . Nelle fratture del femore si ha una mortalità del 15-25% ed un’invalidità in oltre il 50% dei pazienti. Dati e stime della situazione europea mostrano che il numero di fratture del femore previste è in costante aumento e si calcola che nelle donne si passerà dalle oltre 300000 fratture nel 2000 alle oltre 800000 nel 2050. Per questo le raccomandazioni dell’Unione Europea sottolineano che la lotta all’osteoporosi debba essere considerata uno dei maggiori obbiettivi per la salute. ( dati dell’Istituto Superiore di Sanità) di. Anche l’OMS ha collocato l’osteoporosi tra le patologie di grande rilevanza sociale e fra le grandi sfide dei prossimi decenni.

Il termine osteoporosi non identifica una entità nosologica ben definita ma comprende numerosi ed eterogenei quadri morbosi.

L'osteoporosi di tipo I (osteoporosi postmenopausale) si verifica nei 10 anni successivi alla menopausa. La perdita di estrogeni porta ad un aumento del reclutamento e dell'attività di precursori degli osteoclasti ( cellule deputate al riassorbimento osseo) nell'osso trabecolare (spugnoso), che risulta quindi in un aumento del riassorbimento osseo. Si stima che nei primi 5-7 anni dall’inizio della menopausa, le donne subiscono una perdita ossea del 3-5% l’anno ( 10 volte superiore alla norma).

L'osteoporosi di Tipo II (osteoporosi involutiva senile) è correlata con i normali processi di invecchiamento, con una graduale diminuzione del numero e dell'attività degli osteoblasti e non primariamente con un aumento di attività degli osteoclasti. Colpisce principalmente persone con più di 60 anni ed è più frequente nelle donne rispetto agli uomini. Questa forma di osteoporosi coinvolge si l’osso trabecolare che quello corticale. La fragilità ossea espone il soggetto al rischio di fratture in conseguenza anche di traumi minori. Sono tipiche le fratture del collo del femore, le fratture vertebrali, dell'omero prossimale, del polso e del bacino. Questo tipo di osteoporosi è provocato da vari fattori legati all’invecchiamento tra i quali una riduzione di sintesi e dell’attivazione vitamina D a livello renale ed epatico, da una riduzione dell’assorbimento di calcio a livello intestinale e dalla riduzione dell’attività fisica. Nelle donne più anziane spesso l'osteoporosi di tipo II va ad aggravare il quadro di una osteoporosi post menopausale già in atto.

Osteoporosi secondaria: l'osteoporosi secondaria è responsabile di meno del 5% di tutti i casi di osteoporosi. Le cause possono includere malattie endocrine (morbo di Cushing, iperparatiroidismo, ipertiroidismo ecc.), malattie gastrointestinali (sindrome da malassorbimento, resezione gastrica), malattie neoplastiche ( mielosa multiplo, leucemie ), malattie congenite ( osteogenesi imperfetta, sindrome di Marfan), malattie reumatiche croniche, trattamenti farmacologici prolungati (es., corticosteroidi, eparina), abuso di alcool, fumo di sigaretta.

Le principali conseguenze cliniche dell’osteoporosi sono le fratture. Queste si possono presentare con un progressivo collasso trabecolare spontaneo, come nei cedimenti vertebrali ( con incurvamento cifotico del rachide e riduzione di altezza del soggetto) od in conseguenza di traumi minori come banali cadute ( frequenti nell’anziano per la minore coordinazione, difetti della vista, debolezza muscolare, artrosi degli arti inferiori, stati confusionali indotti da farmaci ipnotici ecc.)

Diagnosi

Nelle osteoporosi postmenopausale e senile gli indici di laboratorio sono generalmente nella norma. Alcuni parametri biochimici del metabolismo fosfocalcico sono tuttavia indispensabili per escludere la presenza di altre condizioni patologiche che potrebbero essere la causa dell’osteoporosi in esame (iper o ipoparatiroidismo, osteomalacia, etc.)

Per molti anni la diagnosi di osteoporosi è stata formulata sulla base di semplici valutazioni radiografiche. Con l’esame radiografico ( metodo qualitativo) tuttavia si possono individuare solo riduzioni di mineralizzazione del segmento osseo di almeno il 20-30% . Si è quindi reso necessario passare da questi metodi di indagine qualitativa a metodi quantitativi più efficaci nell’individuare anche minime perdite di massa ossea. Tra le queste metodiche ricordiamo la Mineralometria Ossea Computerizzata (MOC) a singolo ed a doppio raggio fotonico, la MOC digitale a raggi X, la Tomografia Assiale Computerizzata (TAC) Quantitativa.

Negli ultimi anni si è andata diffondendo l’ultrasonografia ossea, metodica che utilizza gli ultrasuoni nella valutazione delle condizioni del tessuto osseo. Gli ultrasuoni, a differenza delle altre tecniche danno informazioni non solo sulla componente di calcio dell’osso, ma anche sulla componente proteica dello stesso, fornendo quindi una valutazione qualitativa oltre che quantitativa.

L’ultrasonografia viene utilizzata per studiare l’osso solo dove questo è caratterizzato da una elevata componente di tessuto spugnoso ( come nel calcagno) e si è rilevata come metodica estremamente sensibile nell’individuare i soggetti a rischio di frattura osteoporotica.

L’ultrasonografia inoltre non è dannosa per pazienti ed operatori in quanto non utilizza radiazioni ionizzanti. L’esecuzione dell’esame inoltre è estremamente rapida e semplice ed i costi sono contenuti.

Prevenzione e terapia

Nella prevenzione e cura di tutti i tipi di osteoporosi sono consigliabili il mantenimento di una adeguata attività fisica, l’astensione dal fumo di sigaretta , una dieta equilibrata ed una limitazione nell’assunzione di bevande alcoliche e contenenti caffeina.

Vitamina D e Calcio

Riduzioni di attività della vitamina D e dell’assorbimento di calcio sono stati dimostrati in tutti i tipi di osteoporosi e pertanto l’aggiunta alla dieta di calcio ( 1000 mg al giorno) e vitamina D3 ( 800 UI al giorno) è vivamente consigliabile nel trattamento in aggiunta a qualsiasi altro trattamento farmacologico.

Terapia ormonale sostitutiva

La perdita di estrogeni con la menopausa è il principale fatture che induce ad un incremento del riassorbimento osseo. Questo trattamento sostitutivo è consigliabile soprattutto nei primi 5 anni dall’inizio della menopausa ma solo in caso di sintomatologia specifica correlata con la stessa ( vampate ecc.)

Modulatori selettivi dei recettori ormonali

Hanno un’azione simile agli estrogeni ma agiscono solo sull’osso e sull’apparato cardiovascolare in senso protettivo. Sembrano ridurre l’incidenza di tumore alla mammella. Sono consigliabili nei primi anni dalla menopausa in particolare in caso di anamnesi a rischio per neoplasie mammarie.

Bifosfonati

Agiscono riducendo l’attività degli osteoclasti e quindi limitando il riassorbimento osseo. Sono farmaci entrati da anni nell’uso comune. Non esiste tuttavia parere unanime sulla durata del trattamento (queste molecole vengono incorporate nel tessuto osseo e possono rimanere attive a lungo).

Altre terapie

Tra le altre terapie che hanno offerto importanti risultati nel trattamento dell’osteoporosi e delle forme di carenza di minerali, quali ad esempio la crescita e al la gravidanza la magnetoterapia e prodotti omeopatici composti.

La scelta Giusta

I medici specialisti dello studio Laffranchi vi aiuteranno nella corretta scelta e impostazione della terapia remineralizzante più adatta al singolo paziente.